Cashback nel mirino del Fisco Cosa si rischia con i pagamenti
Dopo i vari episodi di utilizzo ai limiti della scorrettezza del bonus bancomat effettuando tante transazioni di pochi centesimi presso lo stesso esercente, al fine di aumentare il numero di operazioni avviando le verifiche del Fisco. I benzinai sono stati i più colpiti dai cittadini che, pensano di scalare la classifica del super cashback, e dividono le transazioni per effettuare un pieno di benzina. Ma il Ministero dell’Economia è pronto ad avviare le opportune indagini. Il decreto attuativo del bonus cashback – ovvero il decreto del ministro dell’economia e delle finanze del 24 novembre 2020 – ha stabilito le regole per la partecipazione alla nuova misura inserita nel Piano Italia Cashless.
In particolare, effettuando pagamenti con carte di credito o debito registrate sull’applicazione IO è possibile accumulare un rimborso del 10% sugli acquisti non superiori a 150 euro. Per le somme superiori a tale limite il rimborso verrà calcolato entro i 150 euro. Il numero minimo di transazioni per ottenere il rimborso, però, è pari a 50 operazioni da realizzare in un periodo di 6 mesi. Le uniche limitazioni, quindi, riguardano l’arco temporale entro il quale è possibile effettuare le operazioni e la tipologia di acquisti, oltre a vietare quelli effettuati nell’esercizio della propria professione. A fronte di questi limiti, dunque, molti consumatori hanno ben pensato di frazionare i loro acquisti in transazioni di pochi centesimi da effettuare presso il medesimo esercente, così da ottenere una posizione più elevata nella classifica del super cashback.
Il super cashback assegna un premio di 1.500 euro ai 100 mila cittadini più assidui nell’utilizzo dei metodi di pagamento digitali. Dalla lettura della normativa non pare esclusa l’ipotesi di frazionare i proprio acquisti presso il medesimo esercente. Di fatto, una persona può essersi dimenticata di acquistare un prodotto e dunque ha tutto il diritto di tornare presso il punto vendita per acquistare anche il bene mancante. Se, dunque, questa fosse una delle regole del bonus cashback, tutte le segnalazioni dei benzinai sarebbero vane. Nei casi presi in esame non risultano frodi o violazioni della disciplina che regola il cashback. Spetterà ora al Fisco definire con certezza la normativa.
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